DISTURBO DI CONVERSIONE
La caratteristica essenziale del Disturbo di Conversione è la presenza di sintomi o di deficit riguardanti le funzioni motorie volontarie o sensitive, che suggeriscono una condizione neurologica o un'altra condizione medica generale. I sintomi non sono prodotti /simulati intenzionalmente.
La diagnosi di Disturbo di Conversione dovrebbe esser fatta solo dopo che sia stata condotta un'indagine medica completa, al fine di escludere una condizione neurologica o medica generale con valore eziologico. I sintomi di conversione, tipicamente, non corrispondono all'alterazione di nessuna struttura anatomica o meccanismo fisiologico conosciuti, ma seguono piuttosto l'idea che il soggetto si fa di una condizione patologica. I sintomi di conversione sono spesso incoerenti; un'estremità “paralizzata”, ad esempio, potrà esser mossa inavvertitamente nel vestirsi, o quando l'attenzione viene diretta altrove; inoltre, a volte si rileva una forza insospettata nei muscoli antagonisti, un normale tono muscolare e riflessi intatti (l'elettromiogramma sarà normale).
Tradizionalmente, il termine conversione deriva dall'ipotesi che il sintomo somatico presentato dal soggetto rappresenta la risoluzione simbolica di un conflitto psicologico inconscio, che riduce l'ansia e che serve a tenere il conflitto fuori dalla coscienza; il soggetto può trarre dal sintomo di conversione anche un cosiddetto “guadagno secondario”, il che significa che possono essere ottenuti benefici esterni o evitati impegni e responsabilità sgraditi.