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Troppe vittime innocenti preda dell'odio verso il “diverso”, preda di una paura profonda dell'altro e del guardarsi dentro....

 Leggendo un libro di Angelo Casati, ho trovato una citazione di Enzo Bianchi che Vi vorrei riportare:

 “La paura dell'altro è una sensazione paralizzante che va superata non rimuovendola, bensì razionalizzandola. […] L'identità non va indurita, non va cercata senza e contro gli altri. Perchè diventa un fantasma e ciò porta a ridurre le relazioni sociali alla materialità del dato etnico, dell'omogeneità del sangue, della lingua parlata o della religione praticata, aprendo così la via a forme di politica totalitaria e intollerante. I risorgenti nazionalismi e le tendenze localistiche si accompagnano sempre a spinte xenofobe e razziste, che tendono all'esclusione dell'altro e si risolvono in un autismo sociale: una mancanza di ossigeno vitale contrabbandata come nicchia dorata, ma che in realtà diviene un sistema asfittico, in cui avanza la barbarie.”.

 Per scongiurare questo pericolo, a mio avviso, dobbiamo avere VERAMENTE la voglia di essere ignoranti nel senso letterale del termine ma, soprattutto, la consapevolezza di essere ignoranti: non conosciamo niente dell'altro ma, spesso, ci mettiamo nella posizione di chi sa tutto. Dobbiamo metterci nella condizione di uscire dall'egocentrismo in cui siamo immersi, giorno dopo giorno, dobbiamo provare ad uscire dal “tuttologismo”: non siamo né onnipotenti, né onniscienti!
Sappiamo ancora meravigliarci per qualcosa che impariamo? Sappiamo ancora sorprenderci, ossia, lasciare che le sensazioni e le emozioni ci arrivino a toccare dentro trasformandoci? Sappiamo ancora guardare le persone e le cose con occhi curiosi, o siamo talmente abituati ad avere tutto così subito a portata di mano che niente più ci smuove?

 L'altro ci cambia.... SEMPRE!
Il semplice conoscere l'altro ci porta a cambiare, NECESSARIAMENTE: siamo disposti a rischiare o preferiamo celarci dietro le nostre “nicchie dorate” conosciute nell'assurda e patologica certezza che niente ci potrà toccare?
L'altro ci mette di fronte a cose di noi che, a volte, non ci piacciono... è un rischio da correre, o forse preferiamo fare come fa lo struzzo e nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere?!
Per poter assaporare il gusto del meravigliarci, quel gusto ormai sopito, dobbiamo RISCHIARE:
rischiare il certo per l'incerto,
rischiare di non essere davvero quelli che ci crediamo essere,
metterci in discussione sentendoci nudi, profondamente nudi, senza orpelli, svelati dallo sguardo dell'altro...
ma questo è anche l'unico modo che abbiamo per raggiungere la consapevolezza che, in fondo, nessuno è diverso e che le mie paure sono anche le tue paure, le mie inquietudini sono anche le tue inquietudini... Il “diverso” diventa, così, “umano”, vicino, fratello e non più nemico da combattere.

Vorrei concludere questa mia riflessione con un'altra citazione dal libro di Casati:

Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno. “Forse quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?”. “No” disse il rabbino. “Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?”. “No” disse il rabbino. “Ma quando allora?” domandarono gli allievi. Il rabbino rispose: “E' quando, guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci il fratello o una sorella. Fino a quel punto, è ancora notte nel tuo cuore”.

MAI PIU' ODIO.

 MAI PIU' CIO' CHE E' STATO E CHE E' TUTTORA SOTTO MENTITE SPOGLIE.

 MAI PIU'!

 

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